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C'è il mare in città. Il paradosso delle catastrofi e lo spaesamento identitario
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(Buch) |
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Abitiamo luoghi difficili, ci muoviamo su territori fragili, inquiniamo, desertifichiamo, ci troviamo a girare in mezze maniche a novembre o con il maglione e l'ombrello in pieno luglio.
Se poi tutto si distrugge, noi per prima cosa non ci crediamo.
Dopodiché, messi di fronte alla devastazione, spaesamento e stupore saranno i sentimenti dominanti.
Perché non si è creduto alla valanga di Rigopiano?
Perché il Ponte Morandi avrebbe dovuto essere eterno?
Perché Amatrice è crollata e Norcia no?
Kiribati e Maldive scompariranno davvero? |
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